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Novembre/Dicembre 2023

  


Oggi è stata la giornata del pippone di Gino Cecchettin che ha parlato da Fazio ieri sera. In mattinata Cruciani ha postato su X un estratto del discorso dove il Gino ci spiega che “patriarcato significa che c’è un concetto di possesso” e che “la donna è vista come proprietà di un altro”, e che nel quotidiano dobbiamo smettere di dire cose come “la mia donna”. Il messaggio che cercano di infilarci a martellate nella testa è semplice, Giulia è morta per colpa del patriarcato e tutti gli uomini sono colpevoli. Dall’iniziale scomparsa di Giulia è passato esattamente un mese, era l’11 Novembre e da allora ne sono successe di ogni. Manifestazioni in piazza con assalto alla sede pro-vita, discutibilissimi sbrodolamenti sui vari social network di ogni singolo attivista dello stivale, la discussissima presentazione del libro della nonna della vittima, i discorsi sul patriarcato e “la società dello stupro” di Elena, la sorella. E poi Gino, protagonista assoluto, che oltre al già citato discorso ne ha tenuto uno al funerale che è stato (o sarà?) letto in tutte le scuole d’Italia, gente che scavando nel web ha sostenuto di aver trovato vecchi post, sempre del Gino, in cui fa esternazioni su tacchi a spillo e calze a rete, articoli di smentita degli stessi post in cui si parla di profili hackerati, minacce, querele, insulti ed in ultimo, ma non per importanza, la già inflazionatissima istruzione sentimentale, che nel giro di 4 settimane è diventata già imprescindibile, con il ministro Valditara che doveva mettere un’attivista LGBT, la Concia, ed una suora a garanti della stessa, costretto ad un “passo indietro” e chissà quante altre storie incredibili che mi sono perso strada facendo. Se non è questo un quadro assurdo Io non so davvero immaginare quale possa definirsi tale. Un’ondata di follia ha travolto il paese, eppure si respira inspiegabilmente quasi un’aria di normalità quando è palese e cristallino che normale, la situazione, non lo è proprio per niente. Mi sembra che il paese sia seriamente sull’orlo di una crisi di nervi, altroché.

Non sono dell’opinione che viviamo in una società patriarcale né tantomeno che gli uomini siano, come gruppo, responsabili della totalità dei femminicidi italiani, occidentali o mondiali. La dimostrazione è molto semplice, Io sono un uomo, non ho ucciso nessuno, ergo gli uomini come gruppo non sono colpevoli perché Io ne faccio parte. Ma supponiamo per un momento che sia vero, cioè che tutti gli uomini siano colpevoli di quanto succede, anche se chiaramente non è così, ma facciamo finta per un attimo. Quindi? Che ce ne facciamo di questa conclusione? Vogliamo incarcerare tutti gli uomini? Vogliamo far pagare una tassa agli uomini per essere nati tali? O stiamo solo parlando per dare aria alla bocca? A queste ed altre simili domande, il femminismo, compatto, non risponde. E non ci resta che supporre e riflettere, riflettere e supporre. Quindi diciamo che la tesi che fonda l’odierna discussione è falsa ma che anche se fosse vera, sarebbe inutile. Non proprio una discussione degna di essere tenuta, no?

Purtroppo questa narrativa non è affatto nuova, è anzi uno schema ben rodato utilizzato tante volte nel passato e con risvolti spesso molto poco piacevoli. Io spero che suoni qualche campanella nella mente delle persone senza che io le debba necessariamente imboccare. È palese, no? Prendi un gruppo di persone, le colpevolizzi di tutti i mali della società, metti gli uni contro gli altri fino a che i primi non sono così spaventati che a malapena rispondono più alle accuse per paura di terribili ritorsioni, fisiche ma non solo, si rischia di perdere il lavoro, la famiglia, gli amici. Ogni volta che si prende di mira un gruppo di persone nella sua interezza si finisce con il fare il gioco di qualche dittatorucolo in erba che prima o poi sarà in grado di prendere la palla al balzo e fare un po' di pulizia tra i “colpevoli” di turno. Ora non sto dicendo che c’è uno scopo politico preciso dietro questa propaganda ultra femminista, sto dicendo che bisognerebbe stare attenti a sostenere tesi che potrebbero essere sfruttate da qualcuno che potrebbe abusare della situazione venutasi a creare. E sto dicendo che discriminare un intero gruppo di persone in base alla razza, alla religione o, come in questo caso, al sesso, è una tattica disumana, indegna e che tutti dovremmo rifiutare con ogni molecola del nostro corpo. Sto dicendo che quando qualcuno si mette a fare questo tipo di propaganda dovremmo zittirlo subito e non perché siamo fascisti, come vuole la narrativa moderna, ma perché il fascismo lo vogliamo prevenire. Perché il fascismo, caro mio, non sta a destra o a sinistra, sta nella volontà di qualcuno di sottomettere ed umiliare qualcun altro.

Ah già, settimana scorsa c’è stato pure il tizio che ha urlato “Viva l’Italia antifascista” alla prima della Scala ed è stato segnalato. Vedi che me ne vengono in mente altre scrivendo… Un parapiglia! Chi postava a destra, chi urlava a sinistra, chi gesticolava sopra, chi sotto e che sarà mai! Innanzitutto proporrei che qualcuno il prossimo anno urlasse “viva la pasta al sugo!”. Scommettiamo che segnalano pure lui? Non è il contenuto della frase che infastidisce, è che alla prima della Scala non si urla. Voglio dire, in generale da nessuna parte si urla ma tantomeno alla prima della Scala. Se vai in Chiesa, domenica prossima e urli “viva la nonna Pina!”, che pensi succederà? Che si gira la vecchietta in ultima fila e ti chiede di far silenzio, se ti va bene, se ti va male il prete chiama i carabinieri e va a finire grossomodo come alla Scala. In secondo luogo, che volete sentirvi dire? Che siete coraggiosi a combattere il fascismo che non c’è? Che siete dei grandi uomini? La destra italiana non si è nemmeno scomposta, il tipo è stato segnalato e nessuno ne ha più parlato, a destra. A sinistra, invece, apriti cielo! Interviste, giornali, telegiornali, mancavano le parate con la fanfara, e suvvia.

E insomma, mentre assistiamo tristemente alla visione della nostra cara madrepatria che piange un passato tanto remoto da apparire un miraggio ed augurando a tutti un futuro più luminoso di così, non che ci voglia gran che, permettimi di mandarti

Un saluto.

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