Oggi
MSN.com mi accoglie con un simpaticissimo articolo che linko qui di seguito.
Tutti gli uomini sono
per natura violenti? (msn.com)
Incuriosito
clicco e mi appare un breve paragrafetto di poche righe. Si suppone che con
così poco spazio di manovra a disposizione si dovrebbe perlomeno riuscire ad
esprimere un concetto chiaro, privo di ambiguità, giusto? Assolutamente no, in
sole 3 righe lo scrittore è riuscito a produrre pensieri tanto contorti da
lasciarmi perplesso e confuso. Dice l'articoletto:
"dall’1
gennaio al 12 novembre 2023 sono state uccise 285 persone in Italia. Di queste
1 su 3 è di genere femminile. Se si prendono, però, in esame le vittime
maturate in un contesto familiare o affettivo, la percentuale sale e diventa
del 66%. Due su tre, per semplificare, sono femminicidi.”
Quindi
1 vittima su 3 è una donna, il 33%. Se prendiamo in considerazione un
sottoinsieme di questo 33%, diventa il 66%. Boh. Ma sappiamo che la matematica
non è per tutti e non voglio farne una colpa a chi ha scritto le poche righe
citate, anche perché, immagino, avrà studiato qualche scienza umanistica dato
che scrive su qualche testata. Eppure c’è qualcos’altro mi sfugge, perché
l’articolo è così corto? Mi sorgono dei dubbi terribili per cui provo a vedere
l’articolo originale ed vado sul sito che lo ha pubblicato, link di seguito.
Tutti gli uomini sono
per natura violenti? | OK Salute (ok-salute.it)
Questa seconda
versione dell’articolo, quella originale, è ben più lunga della precedente e si
apre con il solito esperto che ci parla di quanto siano violenti gli uomini. Cosa
avrà studiato l’esperto di oggi? In quanto esperto di violenza maschile, viene
forse dalla strada e ci parla di esperienze vissute in prima persona? Sarà un
membro di qualche gang? Chi lo sa. L’unica cosa che ci deve interessare per ora
è che lui, chiunque sia, è esperto di qualcosa, quindi ascoltiamo cosa ha da
dire in religioso silenzio. Recita l’articolo:
“[…] la genetica
poco ha a che fare con la violenza. «Sebbene ci sia una minima correlazione con
il testosterone, c’è una casistica molto ampia di madri assassine con disturbi
narcisistici o psicotici, di cui si parla raramente», afferma Michele Canil, neuropsicologo
e psicoterapeuta, vice rettore dell’Accademia Costantiniana delle Scienze.”
Ahia! Adesso capisco perché hanno tagliato via tutto, il resto dell’articolo non fornisce informazioni utili a perorare la causa femminista, per cui censurone come al solito e chiudere tutto! D’altronde come biasimare MSN, è palese che la parola all’ordine del giorno, ormai da una settimana abbondante, sia patriarcato. È tutta colpa degli uomini brutti e cattivi, sei matto a postare un articolo del genere? Cancella, cancella tutto! E come al solito sulla questione ci si butta a pesce tutta una pletora di gentaglia che non riesce proprio a comprendere che fa il gioco di tutti i potenziali Turetta, perché se si punta il dito contro il nemico sbagliato, il nemico vero rimane libero di agire indisturbato. Evidentemente per qualcuno è più importante portare avanti la propria agenda politica. Ed ecco che in questo panorama si staglia la solita, effervescente Selvaggia Lucarelli che ci ricorda qui
https://twitter.com/stanzaselvaggia/status/1728344306509914471
che, tra le altre cose dette,
“sostenere che
l’unico parametro per misurare la cultura patriarcale in un paese sia il numero
dei femminicidi è una sciocchezza. I parametri sono molti, tra cui la parità
salariale, il welfare, il ruolo delle donne nelle posizioni apicali e così
via.”
A cui ho
sentito la necessità di replicare con queste parole:
“Ti sei
dimenticata dei parametri per misurare la cultura patriarcale che smontano la
tua tesi, come i risultati scolastici, il numero di carcerati, il numero di
suicidi, il numero di persone che fanno lavori pesanti, il numero di
senzatetto...”
Tutti i
parametri che cito nella mia risposta sono quelli per cui gli uomini delle
società occidentali soffrono maggiormente. Gli uomini vanno peggio a scuola,
hanno maggiori probabilità di morire per suicidio, hanno maggiori probabilità
di fare lavori pesanti, finire in carcere ecc. Ma d’altronde chissenefrega,
giusto? Per sostenere una certa narrativa, è fondamentale evitare accuratamente
di elencare tutte le statistiche che ti danno palesemente contro. Brava
Selvaggiona!
Ma la
Lucarelli non è sola.
Valeria Fonte: «Tutti
gli uomini pensano come pensa un femminicida» | Vanity Fair Italia
Ecco un altro
altissimo esempio di lucidità, imparzialità e stabilità mentale che descrive i
nostri tempi già tanto stabili e lucidi. La grande, anzi grandissima Valeria Fonte,
con le sue citazioni del tipo
“Gli uomini,
invece, mostri non lo sono per niente. Non c’è niente di più ordinario di un
uomo violento”,
contribuisce a
modo suo a portare avanti una narrativa utile a smantellare la società
occidentale per come il mondo l’ha conosciuta per secoli. L’unica cosa che
sembra necessario tenere a mente oggi è che dobbiamo vivere nel costante senso
di colpa. Mi ricorda qualcosa, ah già, sarà mica che dopo tanti sforzi per
giungere alla secolarizzazione ora scopriamo che in realtà non si auspicava la
semplice eliminazione della religione cristiana, bensì la sua sostituzione? Il
senso di colpa è stata un’arma formidabile capace di genuflettere milioni di
persone per millenni. Ma una cosa è inchinarsi di fronte a Dio, un’altra
piegarsi di fronte a delle teorie bislacche e senza nessun fondamento. Eppure
devo ammettere che la tattica non è affatto inefficace e tantomeno randomica, anzi,
è una strategia rodatissima e che si è dimostrata estremamente efficace ad
esempio negli USA ma anche in Canada dove da anni ormai la sinistra tiene sotto
scacco l’intera popolazione con lo spauracchio di ripercussioni sociali e
lavorative nel caso qualcuno decida di non seguire i dictat del politically
correct. Ed in effetti basta pensarci un attimo, in una società patriarcale, le
donne non hanno il diritto di dire la loro, tantomeno di martellarci
quotidianamente con le loro teorie di odio verso il genere maschile. In una
società patriarcale è difficile immaginare un premier donna ed un capo della
maggiore opposizione politica anch’esso donna. È difficile immaginare la
maggior potenza economica europea guidata da una donna per 20 anni. È difficile
immaginare che delle donne ricoprano le posizioni più alte di tutta l’unione
europea, nella “società dello stupro” maschilista, no? Ma per le femministe più
estremiste questi sono dettagli e comunque è ininfluente la quantità di ragioni
che si adducono ad avvalorare la tesi della ragione, perché la conclusione è
stata già decisa aprioristicamente, non resta che trovare delle cause che la
confermino.
E quindi che
si fa se si vuole a tutti i costi sostenere una tesi assurda con l’unico
obiettivo di prendersi dei like ed ottenere visibilità? Si snocciolano come un mantra i pochissimi parametri a favore della
propria teoria come la disparità salariale, ignorando categoricamente tutti
quelli a sfavore già citati ed enormemente più sconvolgenti. C’è un’epidemia di
suicidi tra gli uomini nel moderno occidente? Si ma le donne guadagnano di
meno, vuoi mettere? Eppure i personaggi come quelli nominati in precedenza
sanno benissimo di essere nel torto marcio e sai perché? Per via di questo
articolo bellissimo che ti linko qui.
The 'paradox' of working in the
world's most equal countries - BBC Worklife
Qui ci viene raccontato come il più grande esperimento di parità sessuale
mai fatto al mondo sia avvenuto in Scandinavia nell’epoca moderna dove è stato
profuso dalle autorità e dalla società tutta, il massimo impegno per realizzare
il sogno di un mondo ideale dove regna l’uguaglianza tra uomo e donna.
Risultato? Poco e niente. Le cose son rimaste più o meno le stesse. Leggiamo
nell’articolo (tradotto dall’inglese):
“La regione ha un'ottima
reputazione come il miglior posto al mondo per quanto riguarda l'uguaglianza di
genere, grazie agli stati sociali che sostengono le famiglie lavoratrici e
promuovono il congedo parentale, e il sostegno legale, politico e culturale per
l'obiettivo dell'uguaglianza di genere. […] Tuttavia, ci sono ancora
sorprendentemente poche donne in ruoli senior nel settore privato. Solo il 28%
dei manager in Danimarca sono donne, percentuale che sale al 32% in Finlandia e
Norvegia e al 36% in Svezia, secondo un rapporto del think tank indipendente
The Cato Institute del 2018. L'Islanda è il paese nordico con il punteggio più
alto, con il 40%. Ma questo è ancora tre punti indietro rispetto agli Stati
Uniti, dove il 43% dei manager sono donne, nonostante gli Stati Uniti si
classifichino solo al 51° posto nell'indice Gender Gap del World Economic
Forum.”
E va avanti così per un pezzo,
ma cosa se ne deduce? Una cosa sorprendente per qualcuno, quasi incredibile!
Che uomini e donne sono diversi. Si muovono in modo diverso attraverso le
pieghe della nostra società ed hanno obiettivi ed approcci molto spesso diversi tra di loro. Per cui le donne ottengono risultati diversi, non necessariamente
peggiori, ma questo dipende da come si racconta la storia e da, come già detto,
quali ambiti dell’esistenza umana si prendono in esame.
E con questa sconvolgente
notizia che turberà i più deboli di cuore,
Ti saluto.
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