Ho
una forte passione per l'attualità ed in particolare per l'attualità
statunitense. Il motivo per cui mi interesso tanto di quello che succede negli
USA è che sono sempre stato convinto che la società americana sia in fondo una
specie di specchio della nostra, solo proiettata 10 anni nel futuro. Questo era
ancora più vero una ventina di anni fa, quando era impossibile parlare degli
Stai Uniti senza sentire qualcuno uscirsene col solito cliché "l'America è
50 anni avanti". Ora, chiaramente è necessario fare i vari distinguo, non
è che sono 50 anni avanti in tutto, ma per quanto riguarda l'attualità, la
società, la tecnologia, possiamo dire che è stato così per un bel pezzo. Oggi
le distanze sembrano essersi accorciate e sempre più spesso le novità
d'oltreoceano arrivano da noi in un batter di ciglia, vedansi i cellulari, i pc,
i videogame ed in generale la tecnologia di consumo. Un po’ più lenti, ma
inesorabili, arrivano da noi anche i condizionamenti sociali e le ideologie,
veri attori protagonisti della modellazione della realtà in cui viviamo tutti i
giorni. Possiamo non renderci conto, ma le decisioni che prendiamo ogni giorno
si basano su delle convinzioni morali che abbiamo e che ci permettono di
distinguere il giusto dallo sbagliato e che quindi aprono davanti ai nostri
occhi dei veri e propri bivi in stile "Sliding Doors". I nostri nonni
avevano convinzioni diverse da noi su tanti argomenti, uno tra tutti il sesso,
ma anche sulla religione, sul matrimonio, sulla famiglia, sulla scuola,
sull'educazione e via dicendo. E come cambiano questi parametri decisionali? La
mia convinzione è che, molto semplicemente, li assimiliamo dalla società che ci
circonda in un circolo vizioso per cui le scelte di altri individui
condizionano le nostre idee, le quali a loro volta condizionano le scelte
nostre, che condizionano le idee altrui in una lenta ma ineluttabile spirale
discendente basata fondamentalmente sul concetto di imitazione dei propri
simili. Ma è ovvio che chi sta al potere ci può mettere lo zampino e veicolare
come meglio crede la qualità e la quantità dei messaggi che vengono
propagandati. Ecco che entra in gioco l'America. Gli americani, da quando Io
sono al mondo, ci piacciono un casino. Li critichiamo molto spesso con
arroganza e finto distacco ma alla fine, quasi tutti hanno o hanno avuto un
idolo statunitense, che può essere un attore, un cantante, un follower o magari
un politico o un opinionista. Pure Vasco cantava "voglio una vita come
Steve McQueen". Voglio dire, parliamo di Vasco, mica pizza e fichi. Un
tempo esisteva un modo di dire, "americanata", con cui si
identificava tutto un genere di prodotti culturali con caratteristiche
inconfondibili come il patriottismo, la sconfinata megalomania, l'azione, le
esplosioni, ecc. è ovvio che ci abbiano condizionati, chi non si ricorda Rocky
che batte Ivan Drago? e chi non ha capito che era pura propaganda americana
anti russa? Ma ci piaceva e sotto sotto, senza accorgercene, un film alla
volta, uno spot alla volta, un articolo, una frase, uno sguardo alla volta,
abbiamo abbassato le difese e ci siamo lasciati convincere. E andava bene così,
in fondo. Ma oggi? che fine hanno fatto quei film con Bruce Willis che saltava
dai palazzi in fiamme o con Arnold che si beccava 300 colpi di mitra senza un
cenno di dolore?
Beh,
oggi la propaganda è leggermente diversa, per così dire. Niente più muscoli,
sparatorie, sangue ed esplosioni, ma carezze, bacini, sguardi languidi e tante
parole tenere e carine. E sempre più rappresentanza alle varie minoranze come
gay, neri, donne eroine di film d’azione, e via discorrendo e per carità, non
ci sarebbe nulla di male, a meno che non ci sia uno scopo ben preciso sotto che
non ci è dato di sapere. Qualche maligno si è perfino spinto ad insinuare che gli
uomini bianchi sono stati rappresentati dalla cultura pop americana degli
ultimi anni in modo un po' ingiusto, scelti spesso per interpretare il ruolo
del “cattivo” o comunque relegati a ruoli, come dire, moderni, ecco, non
esattamente tradizionali, ma gli aggrottamenti di sopracciglia di questa
manciata di complottisti è stata ogni volta spenta tra gli insulti della folla,
dei media e della società tutta.
Ed
è in questa cornice che oggi, il Daily Wire, pubblica un articolo EXCLUSIVE:
Leaked NSA Doc Reveals Massive Woke Glossary Pushing Critical Race Theory,
Gender Ideology At Intel Agency | The Daily Wire con tanto di documento trafugato all’NSA,
la National Security Agency o Agenzia della Sicurezza Nazionale, dove si evince
chiaramente un disegno politico che potrebbe darci la chiave di lettura di
questo cambio di rotta. Ricordandoti che è possibile, oggi, far tradurre l’intero
articolo in italiano direttamente dal browser, mi libero dal fardello della
traduzione e mi limito ad un velocissimo excursus. L’articolo apre chiarendo
che la NSA, responsabile del monitoraggio delle minacce estere e domestiche agli
USA, ha assunto una nuova responsabilità sotto il governo Biden, creare un
enorme glossario di termini woke per i dipendenti, che vanno da
"antirazzista" ai pronomi di genere neutro "ze" e
"zir". Sui pronomi dovrei aprire una parentesi infinita per cui
diciamo solo per chiarezza che in America, dopo anni di battaglie al limite
della parodia in stile Hot Shot, oggi le persone possono finalmente sostenere
di essersi definitivamente guadagnate il diritto di farsi chiamare con pronomi
personalizzati, datosi che i soliti, noiosi lui e lei erano un po' troppo
specifici, nel mondo fluido del 2023. Tornando a noi, il documento, che si
chiama “Glossario NSA su Diversity, Equity, and Inclusion”, ci illumina su
tutta una serie di termini nuovi come "teoria queer", "fragilità
bianca" e "transmisoginia", andiamo a vedere di cosa si tratta.
Definisce
la "fragilità bianca" come "lo stato in cui anche una minima
quantità di stress razziale diventa intollerabile, innescando una serie di
mosse difensive [nei bianchi]". E aggiunge: "questi comportamenti...
per ristabilire l'equilibrio razziale bianco".
Definisce
la “bianchezza” come “Un’ampia costruzione sociale che abbraccia la cultura, la
storia, l’ideologia, la razzializzazione, le espressioni, le esperienze,
l’epistemologia, le emozioni e i comportamenti bianchi e raccoglie benefici
materiali politici, economici e strutturali per coloro socialmente ritenuti
bianchi.”
Definisce
"supremazia bianca", come un "sistema di sfruttamento dei
continenti, delle nazioni e delle persone di colore su base storica e
istituzionalizzato da parte dei bianchi e delle nazioni del continente
europeo".
Ce
n’è per tutti i gusti, si parla di "binarismo di genere”, “livelli di
privilegio”, “Critical Race Theory", e via discorrendo per 34 pagine ma è
chiaro che non posso soffermarmi su ognuno di questi termini perché l’articolo
ne risulterebbe in una lunghezza enciclopedica e, immagino, anche in un livello
di noia da Guinness dei record, per cui vi lascio alla piacevole lettura dell’articolo
linkato e del documento raggiungibile dall’articolo stesso, limitandomi a dare
un paio di spunti alla lettura.
In
primis è necessario comprendere che stiamo parlando della NSA, un’agenzia che
si occupa, come detto della difesa degli USA e che si suppone dovrebbe
occuparsi della…difesa degli USA? Specialmente in un periodo costellato di
guerre, rappresaglie, odio razziale, invasioni e stermini. Appare che ci siano
altre priorità e ne prendiamo atto. Secondariamente, mi pare che la questione
ponga in maniera chiara come le politiche woke abbiano a questo punto contaminato
la società americana fin dentro le sue istituzioni chiave, come una malattia
che raggiunge gli organi vitali. Ma per lo meno, volendo vedere il lato
positivo, questo può permetterci di capire il motivo per cui al cinema i film americani
degli ultimi anni sono così cambiati. E così, dall’alto del mio “privilegio
bianco”, da vero “suprematista bianco” e con tutta la “bianchezza” di cui sono
capace, ti mando
Un
saluto.
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