Come un po' tutti i miei coetanei, da bimbo vidi “La Storia Infinita”. Se non ricordo male, mamma lo aveva registrato dalla televisione su VHS, i mega cassettoni neri che ancora qualche boomer nostalgico, o semplicemente analfabeta tecnologico, tiene in casa per riguardarsi qualche vecchio film con la qualità peggiore di tutti i tempi o quasi. Il film era semplicemente il massimo per un bambino degli ani ’80, c’era tutto quello che si poteva desiderare e anche di più, un eroe impavido, una principessa da salvare, in realtà un’imperatrice ma fa lo stesso, un cagnone volante, un gigante di roccia, tanti pupazzi bellissimi, un cattivo spaventoso, insomma tutti gli ingredienti che fanno di una storia, una grande storia. E per un bimbo della mia età il tutto si concludeva così, non c’era tanto d’altro di cui parlare, e d’altronde nessun adulto si sarebbe messo al tempo a guardare un film per bambini con pupazzi volanti solo per spiegarmi gli eventuali profondi significati nascosti tra le righe. Poi fecero dei sequel molto discutibili, che tra l’atro vidi al cinema e che mi delusero tantissimo nonostante le aspettative fossero quelle di un bambino sotto i 10 anni e la faccenda si concluse così per tante persone, quasi tutte, praticamente per sempre. Il film rimase quindi anche per me solo un ricordo d’infanzia per un lungo periodo di tempo fino a quando, ormai quasi trentenne, mi misi in testa di riguardarlo. Ed è lì che tutto è cambiato. Devo dire che mi si è aperto un mondo che non avrei nemmeno immaginato, mi son trovato di fronte ad un’opera che trasuda significati e simbolismi in ogni fotogramma, un film complesso da interpretare fino in fondo anche per un adulto, figuriamoci per un bambino. Io non so se al tempo non avessero capito la portata della profondità del film, o se sia stata una decisione di marketing quella di farne un film per bambini, o cos’altro, ma onestamente me ne frego perché il film è ancora oggi guardabilissimo ed è invecchiato che meglio non si può.
Ma insomma perché sto parlando della “Storia Infinita” già
da 5 minuti? Perché la pellicola ci regala una scena, che a mio avviso rimane
forse la più iconica e la più enigmatica, che ci dà una bellissima chiave di
lettura del mondo di oggi e che quindi voglio dissotterrare dal giardino dei
ricordi: sto parlando, come da titolo, dell’Oracolo del Sud. Sarà il
caso di dare un po' di contesto prima però, molto sinteticamente, giusto per
darti la possibilità di capire di cosa stiamo parlando. Il film si apre con il
nostro protagonista, Bastian, che fugge da dei bulli che lo vogliono derubare e
nella foga della corsa trova rifugio in una libreria impolverata nella quale
non era mai stato prima. Dopo una breve discussione col vecchio proprietario
della libreria, Bastian decide di “prendere in prestito” di nascosto un libro
che intuisce essere “molto speciale”. Rifugiatosi nella soffitta della scuola
per evitare un compito in classe, tira fuori il libro e comincia a leggere, ed
è così che la pellicola ci catapulta all’interno della storia di Atreiu, il
protagonista dello strano libro, che viene chiamato a presentarsi alla torre
d’Avorio, casa dell’imperatrice. Qui gli spiegano che dovrà partecipare ad una
missione senza speranze, salvare l’imperatrice dall’avanzata del Nulla, un
misterioso male che sta distruggendo il regno di Fantàsia. Atreiu parte dunque
solo e senza armi, come da ordini, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che
possa dirgli come fermare questo nemico invisibile ed è così, che dopo un lungo
cammino, arriva finalmente all’Oracolo del Sud, l’unico in grado di fare luce
sugli enigmi che avvolgono la vicenda. Prima di poter visitare l’Oracolo, però,
dovrà superare due prove. Come prima cosa dovrà fronteggiare le Sfingi, due
gigantesche statue raffiguranti delle donne con zampe leonine ed un paio di
enormi ali da uccello. Le Sfingi riescono e vedere dentro l’anima delle persone
e folgorano coloro che non sono sicuri di sé stessi. Si giunge così finalmente
alla seconda prova, la più terribile, ci viene detto, perché chiunque arrivi
fino a qui, si troverà di fronte ad uno specchio che gli mostrerà il suo vero
io. Ed eccoci a noi, non ti racconto nulla più di come procede la storia perché
non è di nostro interesse qui ed anche perché il film merita di essere visto,
te lo garantisco e se pensi di essere troppo cresciuto per guardare un film per
bambini, forse è la prova definitiva che, al contrario, sei troppo infantile.
Tornando a noi, cosa c’è di così terribile nel vedere dentro
uno specchio il nostro vero io? Ricordo candidamente che da bambino questa
prova mi sembrava proprio stupida. Ah, piccolo Spoiler, Atreiu guarda nello
specchio e vede Bastian, il che è, una volta compreso il film nella sua
interezza, di tale genialità, che ancora oggi non saprei paragonarlo ad altre
scene di qualsiasi altro film, forse Matrix ci si avvicina in qualche modo, ma
finisce lì. Comunque, il film ci spiega che, vado a memoria, “grandi eroi,
uomini coraggiosi, scoprono di essere dei vigliacchi. Uomini buoni scoprono di
essere malvagi. Quasi tutti di fronte al proprio vero io, scappano
terrorizzati”, la frase era più o meno così. Ecco, questa prova, il mondo
moderno, la fallirebbe miseramente e pateticamente. Il lungometraggio, con
questa breve scenetta appena accennata, della durata di 3 minuti si e no, ci
costringe a riflettere su dei concetti che fanno parte del nostro retaggio
occidentale, della cultura filosofica millenaria che ci ha preceduto e ci pone
davanti al concetto di “temet nosce”, la massima religiosa iscritta nel tempio
di Apollo a Delfi “conosci te stesso”. Concetto oltretutto ripreso dal già
citato Matrix nel momento in cui Neo entra a casa dell’oracolo la prima volta e
vede la famosa scritta appesa sopra l’ingresso della stanza dove la vecchietta
sta cucinando dei biscotti. Neo deve comprendere la verità su sé stesso, ma nessuno
potrà annunciargliela, la dovrà trovare da solo scavandosi dentro. L’oracolo di
Matrix è in realtà un tramite, un mezzo per giungere alla verità che è già
dentro di noi. “Lei ti ha detto solo ciò di cui avevi bisogno”, dirà Morpheus a
Neo, come a dire che il contenuto di ciò che è stato riferito è indifferente,
conta solo l’effetto che produrrà, le parole pronunciate dall’oracolo servono
solo per imboccare una strada, che ora Neo dovrà percorrere da solo.
E noi che c’entriamo con tutto questo? Trovo che il mondo
occidentale stia attraversando un periodo storico di totale conflitto con la
verità. Come diceva la canzone, “la verità ti fa male, lo so”. Di fronte alla
verità osserviamo nelle persone le reazioni più fragorose e scomposte, sembra
di essere di fronte alle scene classiche dei film Horror in cui i vampiri
vengono illuminati dalla luce del sole o bagnati dall’Acqua Santa. Dire “sei
brutta” ad una donna brutta che mette in mostra tutto il suo arsenale da
battaglia su Instagram, genera milioni di reazioni indignate di gente che
cappotta sulla poltroncina scandalizzata come se qualcuno avesse bruciato la
Bibbia avvoltolata nella bandiera nazionale. Ogni giorno vengono scritte
carriolate di articoli contro i famosi “haters” che hanno definito sovrappeso
l’obesa di turno. L’unico commento accettabile è un “sei bellissima, tesoro”
accompagnato da tanti cuori rossi pulsanti e lampeggianti. La verità è
diventata offensiva e la libertà di pensiero è morta, e pure molto male, nella
sezione commenti di qualche wannabe Influencer di quarta categoria. È di questi
giorni, recentissima, la moda di farsi fotografare in maglietta senza
reggiseno, una cosa innovativa come l’invenzione della ruota, ma si sa, ogni
giorno ci deve essere una nuova tendenza che di nuovo non ha proprio niente né
di innovativo, né di intelligente, per intrattenere tutti i babbalei del web
con la memoria del pesce rosso che credono alla novità solo perché non si
ricordano più quale novità andava di moda sei giorni prima. Eppure se qualcuno
prova a dire “non hai bisogno di questi stratagemmi per fare views”, “Ah!
Hater!” E chi si azzarda più a pronunciare un pensiero, nell’era oltretutto del
vittimismo perpetuo, dove chi sta più in alto nella graduatoria delle vittime
viene tenuto più in considerazione? Non ci si stupisce dunque che spuntino
articoli intitolati “Is the Truth Transphobic?” (Is the
Truth Transphobic? | National Review) che significa “la verità è
transfobica?” come se la verità potesse avere dei sentimenti o dei pensieri ed
essere quindi accusata di razzismo o transfobia come in questo caso.
La verità te la dico io, anche se non la vuoi sentire. Alle
azioni conseguono delle conseguenze delle quali siamo i diretti responsabili.
Se vuoi fare come ti pare, benissimo, ma poi ne paghi le conseguenze. Se vuoi
mostrarti sui social a panza de fori, devi accettare che qualcuno ti dica che
fai schifo. Se vuoi stare tutto il giorno sul divano devi accettare che qualcuno
ti chiami pigro o, come successe a suo tempo, bamboccione. Se pensi che il
mondo intero si debba adeguare alle tue idiosincrasie invece che viceversa ti
do una brutta notizia. In democrazia vince la maggioranza, puoi adeguarti o
fare come ti pare, ma non puoi pretendere che tutti si diano da fare per
correggere il mondo ed adeguarlo alla tua prospettiva mettendo tutti gli altri
a disagio.
Ti piace la verità? No? Mi spiace, non hai passato la
seconda prova e non potrai accedere all’Oracolo del Sud. Rimandato a settembre,
venga accompagnato dai genitori.
Un saluto.
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