Parlo spesso nei miei articoli di quanto sia malata la
nostra società, della bassezza che raggiunge in certi ambiti come con il
femminismo, l’ambientalismo, il socialismo, lo spaccio e tanti argomenti di cui
ancora non ho mai scritto o che ho magari solo accennato ma di cui parlerò
sicuramente più in là come aborto, divorzio, diritti lgbtq+, pornografia,
carceri e tanto altro ancora. Ho scritto di politica, di come le cose per
l’occidente vadano sempre peggio mentre altri paesi emergono e ci superano, ho
scritto di atteggiamenti masochistici che abbiamo verso noi stessi e di come ci
mettiamo i bastoni tra le ruote da soli ad ogni occasione. Nella mia mente c’è
un occidente diverso, migliore, più pulito, più sicuro e più ricco. Scrivo con
una certa sicurezza e credo di possedere gli argomenti con buon grado di
approfondimento. Mi interesso di attualità, di politica e filosofia, leggo
tanto, ascolto tantissimo. Eppure la storia di Giulia Cecchettin mi fa
barcollare. L’Italia intera non parla d’altro da 1 settimana e io me ne sto
zitto in disparte senza nulla da dire. Ho provato a scrivere qualcosa ma
vengono fuori solo banalità trite e ritrite e così, dopo una giornata passata
davanti al foglio ho deciso di cancellare tutto e ricominciare. Ogni parola che
scrivevo mi sembrava insipida e balorda, indegna di essere scritta o pensata.
Come primo istinto mi sono aggrappato con ferocia a tutto ciò in cui credo ma ho
capito ben presto che le mie ricette in queto caso sono fallimentari, non
rispondono al problema e dunque mi son ritrovato a dover scavare un po' più a
fondo del solito. Ho scritto ad esempio che si dovrebbero togliere i social ai
minori, vietarne l’accesso ai siti pornografici, ho fatto delle ricerche e ho
citato tanti studi ma alla fine mi son domandato, ma che c’entra? Turetta è un
ragazzo di 22 anni, non sembra un drogato, non sembra un seguace di strane sette o un folle estremista.
La foto che si vede più spesso è di lui con una maglia da calcio, quindi magari
anche uno sportivo, probabilmente con tanti amici, uno come me. Ha una faccia
che non esprime nessuna malvagità. Ho provato a scrivere qualcosa a proposito delle cose dette dalla
sorella di Giulia, Elena, che ha fatto quel discorso sulla cultura dello
stupro, ma cosa vuoi dire ad una che ha perso la sorella così, da 2 giorni,
su. Io avrei sicuramente detto di peggio di quanto non abbia fatto lei, non ho dubbi, avrei maledetto il cielo
e la terra per poi magari pentirmi quando ormai sarebbe stato troppo tardi, chi
voglio giudicare? Lasciamo perdere e cerchiamo di mantenere un briciolo di
umanità, per carità di Dio.
La domanda che ci assilla è perchè. Perchè è successo quello che è successo. Ed ognuno ha provato a dare la propria risposta, come ho fatto anche io naturalmente, ma tutte le risposte sembrano insufficienti. E intanto la gente cominciava a scendere in piazza e a manifestare con una foga senza precedenti. Perchè? Perchè per Giulia tutti scendono in piazza e tutta la nazione si ferma sbalordita, mentre per tanti altri omicidi questo avviene con intensità tanto inferiore? Se lo chiedessimo ai manifestanti, sono sicuro, farfaglierebbero qualche risposta anche loro ma un motivo ci deve essere, l'isteria di massa non colpisce una nazione intera, ci deve essere qualcosa che non comprendiamo fino in fondo e per me il motivo per cui questa storia ci smuove così è proprio il fatto che non riusciamo a darci una spiegazione precisa di che cosa sia successo. E per me non lo sa nemmeno lui, Turetta. Ora, nei prossimi giorni ci diranno cosa ha sostenuto durante l'interrogatorio, ma son convinto che la spiegazione intera non arriverà mai. E questa cosa ci paralizza perchè comprendiamo che, in mancanza di una spiegazione, potrebbe capitare anche a noi.
Quello che ho potuto capire riflettendo è che le mie
idee non si possono applicare a questa situazione perché nessuna idea si applica a questa situazione. Uno può ripetersi quante volte vuole di avere tutte le risposte ma non è così. Perché se
anche vivessimo in una realtà ideale fatta di solo amore, pace, ricchezza e benessere, questa tragedia sarebbe capitata lo stesso
datosi che travalica la comprensione di ciò che siamo come esseri umani. Perché
certe cose le puoi limitare, ma non le puoi reprimere del tutto. Capiamo che, in assenza di risposte, non esiste
nessun pacchetto di azioni che possiamo mettere in piedi per ridurre a 0 il
numero di vittime. Certo, possiamo e
dobbiamo creare l’ambiente migliore possibile per impedire il ripetersi di cose
come queste, ma dobbiamo anche arrivare a fare pace con noi stessi ed ammettere
che prima o poi ricapiterà. Non è la scuola, non sono i genitori, non è la
politica, non è la Chiesa, la droga, le prostitute, la musica, i soldi. Non è
nulla di tutto ciò e magari è tutto ciò allo stesso tempo. Ribaltiamo il mondo, per
carità, cambiamo tutto, bruciamo tutto come ci chiede Elena, facciamo tutto quel
che è in nostro potere ma sotto sotto sentiamo di rimanere con la convinzione che prima o poi purtroppo
riaccadrà perché è così che siamo fatti. Consapevoli che è solo mettendocela tutta che
possiamo essere in grado di perdonarci quando riaccadrà. E forse finalmente la
finiremo di colpevolizzarci a vicenda, è colpa degli uomini, delle donne, del
cinema e del destino, non è colpa di nessuno ed è forse colpa di tutti, non lo sappiamo.
Ed ecco perché questa notizia ci tocca così profondamente e
così da vicino. Mentre siamo tutti partecipi a
360° di questo dolore, ci sentiamo tutti in parte responsabili e tutti in parte potenziali vittime. Potevamo fare qualcosa, abbiamo sbagliato da qualche
parte, è colpa mia? Qualcuno avrà sbagliato qualcosa. E ci accorgiamo invece
che siamo proprio sbagliati noi esseri umani per come siamo fatti. Più che
sbagliati direi limitati, che oggi come oggi fa ancora più strano a dirsi. È
una doccia freddissima, in un periodo in cui la scienza ci fa sognare
villeggiature su Marte e vita eterna. E invece ci rendiamo conto che siamo
sempre noi, che niente è cambiato e che basta un niente, un istante e torniamo indietro
di milioni di anni agli istinti primordiali delle bestie che siamo stati. E ci
colpisce dove siamo più deboli, nei sentimenti. Nella storia di due ragazzi di
20 anni che poteva e doveva essere la cosa più bella della loro vita e che
invece diventa la cosa più orribile per tutta la nazione.
Questo articolo mi ha portato via una giornata, ma
paradossalmente sarà il più breve che ho scritto finora. E ciò rimane anche in tema
con il paradosso che scopriamo di essere noi umani quando ci poniamo di fronte
a noi stessi. Ti chiedo scusa, ma davvero ho terminato ogni energia residua. E
ti risparmio anche la solita chiusura ottimistica, la battutina, la frecciatina
e se in fondo ad ogni articolo ti ho sempre mandato un saluto, oggi trovo più
appropriato mandarti
Un abbraccio.
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